Tutti ci dobbiamo convertire
Papa Francesco
insiste molto sul fatto che i discepoli di Cristo sentono il peso della
fragilità umana conseguente al peccato originale come tutti gli uomini, ma che
essi, uniti fra di loro nella carità da un comune vincolo di fratellanza
dipendente dal fatto di essere tutti fratelli, figli in Cristo del Padre
celeste, hanno per grazia la possibilità ed il dovere di perdonarsi
reciprocamente dei propri peccati.
Ora, in
questa comunità di fratelli che è la Chiesa, uno di essi, fratello tra i fratelli,
segnato come tutti dalle conseguenze del peccato originale e tuttora peccatore
come gli altri, ma riscattato come tutti dal sangue di Cristo, è incaricato da
Cristo, come sappiamo bene, di pascere il suo gregge e di confermarlo nella
fede. È il Successore di Pietro.
Egli,
quindi, è chiamato in modo eminente ad annunciare il piano di misericordia del
Padre attuato in Cristo e nello Spirito Santo, per il quale, avendo tutti la
possibilità di essere perdonati da Dio dei nostri peccati, siamo chiamati a
nostra volta a confessare i nostri peccati e a perdonarci l’un l’altro.
Investito
come Successore di Pietro di questo ufficio dottrinale, per espletare
degnamente il quale possiede dallo Spirito Santo un dono di infallibilità, il
Papa, al fine di rendere più autorevole, persuasiva e credibile la propria
predicazione, di edificare e guidare efficacemente la Chiesa al regno di Dio e
salvare la propria anima, è tenuto a mettere in pratica per primo ciò che predica
e a dare l’esempio, possedendo a tal fine una speciale grazia di stato, la quale,
però, non lo rende impeccabile, ma che egli può sempre respingere col peccato e
recuperare col pentimento e il ravvedimento.
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San Pietro Apostolo di Ardea
(Immagine da internet)
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