27 febbraio, 2021

Perché Dio permette il male? - Terza Parte (3/3)

 Perché Dio permette il male?

Terza Parte (3/3)

Il problema del castigo del peccato 

La ragione naturale sa che se Dio bontà infinita permette l’esistenza del male deve avere un motivo. E tale motivo lo ha scoperto inizialmente la religione naturale. Indubbiamente, prima della venuta di Cristo la religione naturale presso i popoli pagani, seppure in un orizzonte politeistico e nell’Israele veterotestamentario in un clima monoteistico, esprimono la convinzione che l’uomo non è in pace con Dio perché ha peccato contro di Lui, per cui sente il bisogno di offrirGli sacrifici per placare l’ira divina ed ottenere perdono e grazia.

Inoltre già i saggi pagani, come per esempio gli stoici o filosofi come Seneca, sapevano dare un perché alla sofferenza giustificandola col fatto che essa mette alla prova la nostra pazienza e la saldezza delle nostre convinzioni e della nostra virtù. 

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Come Giobbe, fidiamoci del Padre. Egli ci ha dato nel suo Figlio la massima prova del suo amore per noi, e quindi rinunciamo a voler sapere ciò che è troppo al di sopra della nostra piccola comprensione. 

di quanto ci ha rivelato il Figlio, che si presta ad essere indagato in un progresso che durerà per l’eternità. Per questo è bene seguire il monito di Dante: «State contente, umane genti, al quia, chè se possuto aveste veder tutto, mestier non era parturir Maria» (Purgatorio, III v.37).

In conclusione, possiamo dire che, in quest’ordine di idee, al di là di tutte le cose preziosissime che Cristo ci ha rivelato con la sua parola, la sua vita, passione, morte e risurrezione sul perché della sofferenza, resta sempre vero che «il perchè della sofferenza – come dice Papa Francesco – è un mistero».

 

Dante, Paradiso (Immagini da internet )

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