Sulla questione della direzione spirituale
Prima Parte (1/3)
La disaffezione nei sacerdoti di oggi per la direzione spirituale
Oggi avviene spesso che per un’esagerata accentuazione del ruolo economico, umanitario, sociale e politico del sacerdote, in nome di una «misericordia» esclusivamente materiale, della psicologia di gruppo e di un cristianesimo sociologistico, si è dimenticato l’ideale del sacerdote come guida spirituale delle singole anime, soprattutto sacerdotali e religiose, sulla via della vita ascetica, della santità e della perfezione evangelica, per stimolarle alla pratica della penitenza, ad una sempre maggiore conoscenza della Parola di Dio, all’imitazione dei Santi, alla ricerca della sapienza, al progresso spirituale, all’amore per i sacramenti, soprattutto per la Messa e l’Eucaristia, al dono della propria vita per il prossimo (cf Gv 15, 13ss), alla comunione col Corpo mistico di Cristo e al desiderio della contemplazione e dell’unione mistica con la Santissima Trinità.
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In questo clima di pensiero si comprende come si perde del tutto di vista l’importanza della direzione spirituale e in particolare del lavoro paziente e nascosto del confessionale. Il prete dev’essere bene in vista, in mezzo alla gente, soprattutto i giovani, popolare, dinamico, simpatico, applaudito, alla mano, dialogante, chiacchierone, scherzoso, sorridente ed attivo.
La confessione, Giuseppe Molteni
Immagine da internet
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