17 febbraio, 2024

La coscienza umana è una realtà immateriale appartenente al mondo dello spirito

 

La coscienza umana è una realtà immateriale

appartenente al mondo dello spirito

Un fisico che vuol definire la coscienza mediante la fisica

Su Avvenire del 10 febbraio scorso è apparso un articolo di Roberto Italo Zanini dal titolo «Il fisico. Faggin: “La coscienza è un fenomeno quantistico”», dedicato al convegno “Per una nuova antropologia. Incontro fra scienza e mistica”, svoltosi il giorno successivo alla fondazione culturale San Fedele di Milano organizzato dalla Fondazione Nova Cana, protagonista il Prof. Federico Faggin, fisico quantistico, inventore di sofisticati congegni elettronici al servizio della robotica e dell’informatica, che da molti anni indaga su come la fisica può affrontare il problema dell’esistenza e del funzionamento della coscienza umana. 

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Osserviamo che l’identità dell’io col Tutto non è mistica cristiana ma esperienza brahmanica o buddista. In questa esperienza il soggetto ha la duplice impressione da una parte di essere il Tutto esistente ab aeterno, per cui la sua coscienza aperta all’Assoluto diventa uno con l’Assoluto, ma dall’altra il Tutto si restringe nei limiti della sua coscienza, al punto che essa diventa calcolabile in quanto «fenomeno puramente quantistico». Il finito diventa infinito, l’infinito diventa finito. La materia diventa spirito e lo spirito diventa materia. Siamo in fondo davanti ad una forma di panteismo.

L’esigenza di unità fra spirito e materia, fra sapere scientifico e sapere metafisico è comprensibile, ma Faggin, per evitare il dualismo cartesiano, finisce per negare la distinzione filosofica e cristiana di anima e corpo, materializzando la coscienza e per dissolvere l’io empirico nell’Io assoluto alla maniera dei panteisti idealisti tedeschi o di quelli indiani.

Ma nel contempo la cosa interessante è che Faggin in altri contesti non citati qui sembra lanciare una sfida ai fisici materialisti che vorrebbero spiegare l’origine della coscienza dal cervello e immaginano la possibilità di una macchina dotata di coscienza, tale da guidare l’uomo, senza capire che è l’uomo, costruttore della macchina – ed egli ne sa qualcosa -, che governa la macchina e non viceversa. 

 Immagine da Internet: Federico Faggin

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