20 febbraio, 2024

Tomisti a confronto con Severino sul problema della creazione - Seconda Parte (2/3)

 

Tomisti a confronto con Severino sul problema della creazione

Parte Seconda (2/3)
 

Il divenire hegeliano riguarda ad un tempo il sapere e l’essere

La definizione hegeliana del divenire inteso come identità di essere e nulla è sofistica ed innaturale, tale da screditare il valore del divenire, da giustificare l’accusa di nichilismo fatta da Severino al concetto di divenire e da offendere il principio di non-contraddizione, nonostante tutte le assicurazioni che Hegel ci dà. Probabilmente Hegel intende dire che nel concetto dell’essere c’è tutto perchè contiene tutte le determinazioni e non ne contiene nessuna perchè è aperto a tutte.

È sbagliato inoltre, come fa Hegel, dire che la nozione di essere astrae da tutte le determinazioni, sicchè togliendo tutto appare vuoto. Da qui l’identificazione col nulla. Già questo è un procedimento sbagliato, perchè non è vero che la nozione dell’ente prescinde da tutti gli inferiori, giacchè anche di essi si predica l’entità.

Ma Hegel aggiunge a questo errore, che mostra ignoranza in fatto di metafisica, quello di definire il divenire come «unità dell’essere col nulla», quando in realtà esisteva già la definizione aristotelica del divenire in di tutte le sue forme, che non si esauriscono affatto nel nascere e nel perire».

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Ciò che dice Hegel assomiglia a ciò che dice Aristotele, e cioè che l’intelletto umano, all’inizio della sua attività, è vuoto di contenuti: la famosa tavoletta, nella quale non c’è scritto nulla. Non c’è nulla perché ci può essere scritto tutto. Ma Aristotele distingue l’inizio del nostro sapere dall’inizio dell’essere. Per Aristotele all’inizio dell’essere non c’è il nulla, ma il motore immobile, c’è Dio, la pienezza dell’essere, così come per la Bibbia all’inizio non c’è il nostro sapere, ma c’è Dio.

Anche Hegel dice che all’inizio c’è Dio, l’assoluto. E per questo dice che si deve cominciare da Dio. Ma ecco il solito equivoco idealista: Hegel confonde l’inizio del nostro sapere con l’inizio dell’essere, ossia con ciò che dà inizio all’essere, Dio. È chiaro che Dio, l’essere assoluto, è all’inizio di tutto con il suo atto creatore del mondo. Dio è il primo principio del mondo, l’archè, il fondamento di tutto. Ma il nostro sapere non può essere privo di presupposti, perché è creato da Dio e presuppone Dio.

Per la Scrittura e per Aristotele, Dio è il primo e l’ultimo, e in mezzo c’è il mondo. Anche per Hegel è così, solo che per lui questo ciclo dell’essere è lo stesso movimento del nostro pensiero, ed ecco la sua famosa dialettica. Come in Parmenide, tutto è in Dio e tutto avviene in Dio. Per Eraclito il divenire è l’Assoluto. Per questo Hegel trova facile congiungere Parmenide ed Eraclito nell’Assoluto. Come per Parmenide anche per Eraclito non c’è nulla di esterno all’Assoluto. È vero che al di fuori dell’essere non c’è nulla. E se l’essere è il divenire e questo è Dio, esiste solo Dio e non c’è nulla fuori di Dio. Ma questo è già Severino e Bontadini.

 Immagine da Internet:
- Dio Padre con gli angeli, Perugino (ca. 1450-1523, Musei vaticani, palazzo apostolico

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