07 luglio, 2024

I finti devoti di Papa Francesco

 

I finti devoti di Papa Francesco

Si può essere scomunicabili senza essere giuridicamente scomunicati. Si può essere di fatto con le proprie idee e comportamenti fuori della vera comunione col Papa, pur senza essere stati scomunicati ufficialmente. Si può fingere di essere in comunione col Papa, lisciarlo, adularlo, ripetere a pappagallo ogni sua parola, utilizzarlo e strumentalizzarlo, tramare e agire di nascosto senza una sincera comunione col Papa. Sono questi i modernisti e i finti attuatori del Concilio Vaticano II. Sono quelli che si considerano i primi della classe.

Il Papa, dal canto suo, data la situazione di irrimediabile dittatura modernista (il cosiddetto «pensiero unico»), deve fare buon viso a cattivo gioco, non ha la forza o non trova fruttuoso o conveniente scomunicare tutti quelli che a rigor di diritto canonico, meriterebbero di essere scomunicati.

Circa alcuni finti devoti il Papa non è sempre sufficientemente informato sul danno che fanno, altri astutissimi lo ingannano, altri preferisce sopportarli e li tollera per il fatto che, accanto ai loro errori, posseggono buone o anche eccellenti qualità con le quali possono collaborare con lui per il bene della Chiesa, almeno in certi ambiti. Con alcuni è troppo indulgente.

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I fedeli che sono pienamente e veramente cattolici, che non insultano il Papa come fosse un eretico, ma che neppure, fingendosi devoti del Papa, disobbediscono al Magistero sostenendo che può sbagliare, quei cattolici che attuano pienamente la comunione con la Chiesa e col Papa nella vera attuazione delle riforme conciliari, sono quelli che attuano il vero e legittimo pluralismo ecclesiale e non quello disordinato e conflittuale dei modernisti rahneriani.

  

Tale legittimo e costruttivo pluralismo, espressione di vera libertà, effetto dei vari doni dello Spirito Santo, fautore di dialogo fraterno e costruttivo e di reciproca collaborazione, di concordia, di unità e di pace, nel rispetto delle diversità, fatto di sincerità, giustizia e misericordia, avanzando verso il Regno sul solco della tradizione, è quel pluralismo che risulta dalla congiunzione e collaborazione dei due naturali processi comunitari fisiologici del dinamismo ecclesiale, propri della vita, che sono l’atto del conservare-custodire e l’atto del progredire-rinnovare.

Possiamo fare tra gli altri possibili, due nomi paradigmatici di due teologi nostri contemporanei, uno progressista e l’altro tradizionalista nel senso autenticamente cattolico: il Maritain e il Servo di Dio Padre Tomas Tyn. Siamo liberi di raccoglierci attorno all’uno o all’altro, come preferiamo, come ci detta la nostra sensibilità. 

Immagini da Internet

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