25 novembre, 2024

Il Giudizio di Dio - Il mistero della morte - Seconda Parte (2/3)

 

Il Giudizio di Dio

Il mistero della morte

Parte Seconda (2/3)

 

 La morte del martire e la morte del suicida

La vita è un bene prezioso. Ma noi abbiamo la facoltà di rifiutarla in nome di un bene superiore o che giudichiamo migliore. Abbiamo qui due atti umani opposti, che potrebbero sembrare in qualche modo simili: quello del suicida e quello del martire. Entrambi disprezzano la vita e non temono di andare incontro volontariamente alla morte per libera scelta, giudicando il morire cosa buona.

Entrambi vogliono morire. Eppure il suicida pecca mentre il martire compie un atto di amore eroico. Come mai questa differenza? Essa dipnde dal diverso motivo per il quale vogliono morire. Il semplice voler morire non è ancora suicidio. 

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All’inizio del suo cammino spirituale Lutero si metteva davanti al giudizio divino con terrore, perché mancava della consapevolezza della bontà divina, cioè che Dio, come è chiaramente insegnato dalla Bibbia, è un Signore leale, che fa un patto con noi, stipula un contratto di lavoro e al termine della giornata, che rappresenta il momento della morte, ci convoca a render conto di quanto abbiamo fatto e con piena lealtà, paga ognuno secondo il patto convenuto.

È questo fatto che dà pace e sicurezza alla coscienza. Ma ciò suppone il funzionamento del libero arbitrio, cosa che Lutero si ostinò sempre a negare, nonostante l’esperienza che ognuno di noi fa, al di là della nostra fragilità e delle nostre impotenze, di questa facoltà che caratterizza a differenza dalle bestie la dignità della persona umana.

Lutero ha un concetto inadeguato della causalità divina, che egli riduce al funzionamento delle cause fisiche. È vero che ciò che Dio vuole non può non avverarsi: ma ciò non vuol dire che l’atto dell’effetto causato da Dio sia necessariamente necessario: può essere contingente come l’atto del libero arbitrio e nondimeno essere causato da Dio, che è causa prima, mentre l’atto del libero arbitrio è una causa seconda ed è ovvio che la causa seconda è causata dalla causa prima.

Lutero non ha capito come lo Spirito di Dio causa ontologicamente gli atti delle volontà create, si tratti del giusto o dell’empio, degli angeli o dei demòni, senza per questo causare il male che compiono. A prescindere cioè dal fatto che si tratti di un atto buono o cattivo, Dio comunque è la causa dell’atto in senso ontologico in quanto Egli è la causa prima e il creatore di tutte le cose.

Se poi quest’atto è buono, occorre aggiungere che la bontà divina è la causa della bontà morale dello stesso atto. Ciò non toglie affatto che nel contempo questo atto sia meritorio, perché in questo caso Dio dà all’agente la grazia di poter compiere l’atto che merita il premio celeste. 

Immagini da Internet: Dio Creatore e Cristo Giudice, Michelangelo


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