Tradizione e
Scrittura
La questione
della Tradizione
Assistiamo
oggi e non solo da oggi, ma dalla fine del Concilio Vaticano II, alla presenza
molto attiva e combattiva, a volte acrimoniosa,
nella Chiesa, di una tendenza minoritaria, chiamata con disprezzo dai
modernisti «tradizionalista» o
«conservatrice».
Questa tendenza
che sconfina a volte nello scisma, vorrebbe avere il monopolio della Tradizione
e della conservazione inalterata del deposito della fede non solo contro i modernisti,
che effettivamente su questi valori sono carenti, ma anche contro i cattolici
normali in comunione con la Chiesa e col Papa, accusato di eresia e di avere
tradito la tradizione o addirittura di non essere vero Papa, ma un intruso.
In questo
articolo, senza venir meno alla promessa del titolo, intendo concentrare l’attenzione
soprattutto sulla questione della Tradizione. Intendo parlare anche della Scrittura,
ma solo in relazione al problema della Tradizione, perché è impossibile definire
questa senza definire quella.
Gli ultratradizionalisti,
dunque, sono tenacemente attaccati a un insieme fisso e convenzionale di valori
cattolici, alcuni veramente essenziali ed immutabili, altri non più attuali e
superati o corretti dalla Chiesa stessa di oggi, un insieme che essi chiamano
«Tradizione», e che considerano come unica fonte della Rivelazione e della
dottrina della fede, escludendo, quindi, la Scrittura e il Magistero, a meno
che non si tratti di testi presenti nella «Tradizione», ma non posteriori al
Concilio Vaticano II.
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