Che cosa chiediamo
a un Papa
La Civiltà cattolica ha di recente
pubblicato un articolo di alto elogio dell’«eloquenza» del Papa, giustificandosi
col dire che il Pontefice ama, nelle interviste e nei dialoghi, i discorsi
«incompleti», che possano essere completati dall’interlocutore e che rifugge da
«astrazioni incontrovertibili». Sembra dunque che il Papa, al dire
dell’articolista, metta in second’ordine i discorsi «completi» contenuti nei suoi
documenti scritti ed ufficiali, che non potrebbero essere completati.
Viceversa,
la più alta e specifica eloquenza di un Papa non si misura dai viaggi in aereo
o dalle interviste con personaggi equivoci o malfamati, ma dal suo magistero
ufficiale, nel quale svolge il ruolo di Pietro. E su questo punto non saremmo
così entusiasti come l’ingenuo o furbo articolista.
Francesco,
al dire dell’articolista, tasta le posizioni dell’altro per poter poi
sviluppare il suo discorso o per lasciare che lo sviluppi l’interlocutore. Per questo
egli ricorda con simpatia i colloqui del Papa con Scalfari, che pure ha
slealmente messo in giro la falsa notizia che il Papa nega l’esistenza dell’inferno
e la divinità di Cristo. Ma l’articolista, pur riconoscendo le eresie di
Scalfari, non sembra essere preoccupato più di tanto di quei fatti, perché essi
testimonierebbero di questo gusto del Papa di avviare nell’interlocutore una
libera reazione ed un «completamento». Ci si domanda in che cosa Scalfari completa
i discorsi del Papa.
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Immagine da internet
Ecco, così si rende un servizio degno: svelare le "furbizie"(ma senza denigrare il malcapitato) che inquinano la reputazione altrui e ristabilire la verità sulla ortodossia del Papa Francesco. Grazie P.Cavalcoli.
RispondiEliminaPreghiamo per i giornalisti con il "fumo negli occhi", perché ci vedano meglio...e imparino a schierarsi coraggiosamente dalla parte della Verità.
Pax et Bonum