13 giugno, 2020

L’atteggiamento del cristiano nei confronti della sofferenza (Seconda parte)

L’atteggiamento del cristiano nei confronti della sofferenza

Seconda parte

La sofferenza è causata dal peccato

Dio secondo la Bibbia, nella sua infinita bontà, ha creato tutto perché esistesse senza il peccato, senza la morte e senza la corruzione: «Dio non ha creato la morte e non gode per la rovina dei viventi. Egli infatti ha creato tutto per l’esistenza; le creature del mondo sono sane; in esse non c’è veleno di morte, né gli inferi regnano sulla terra, perché la giustizia è immortale» (Sap 1, 13-15). «Io non godo della morte di chi muore» (Ez18,32). Ma «la morte è entrata nel mondo per invidia del diavolo» (Sap 2,24).
                           
Il peccato è stato reso possibile dall’esistenza del libero arbitrio della creatura, angelo ed uomo, potenza in sé sublime, per la quale la creatura ha la possibilità di fruire della visione beatifica di Dio, ma anche di perdersi eternamente lontano da Dio.  Il peccato della creatura ha avuto origine dal cattivo uso del libero arbitrio. Così la Bibbia rivela l’esistenza di questa formidabile potenza: «Ti ho posto davanti la vita e la morte» (Dt 30,19). Se la volontà sceglie il bene, è mossa da Dio. Se sceglie il male, la responsabilità è solo sua. Dio, se volesse, potrebbe impedire il peccato, ma non lo fa perché vuol trarre dal peccato un bene maggiore: la figliolanza divina in Cristo.

Secondo la Bibbia la causa prima ed originaria della sofferenza è il peccato, peccato degli angeli all’inizio della creazione (II Pt 2,4), e peccato dei nostri progenitori, sedotti dal serpente, cioè dal demonio.  Propagazione, quindi, della colpa originale a tutta l’umanità: «a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo» (Rm 5,12), con le conseguenze penali che ne sono seguite per tutta l’umanità.

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