10 luglio, 2020

Gratitudine a San Tommaso

Gratitudine a San Tommaso[1]

Iustum deduxit Dominus per vias rectas
 Sap 1,10
                        Misericordias Domini in aeternum cantabo
Sal 88,2                    
         Fecit mihi magna qui potens est
                                                                  Lc 1,49

La prova decisiva della mia vita

Il parlare di sé, come tale, non è esibizionismo o narcisismo, purchè non parliamo tanto di quello che abbiamo fatto noi, quanto piuttosto di ciò che Dio ha fatto in noi e servendosi di noi, nonostante i nostri peccati e le nostre disobbedienze a Lui. È questo lo spirito che voglio assumere e il metodo che voglio seguire accingendomi a ricordare alcuni fatti importanti della mia vita. Se un poveraccio ha ricevuto una grossa eredità da un ricco signore, da distribuire ai poveri, che farà? Non dovrà proclamarlo con gioia a tutti sui tetti?

Ormai al termine della mia vita, guardando al mio passato di cattolico, mi accorgo con gratitudine a Dio, d’aver percorso sin dalla fanciullezza le vie del Signore in un continuo avanzamento fino ad oggi. Un impulso decisivo lo ricevetti a 16 anni nel 1958 dall’incontro con un santo sacerdote, Don Giovanni Buzzoni, mio  insegnante di religione al liceo classico e poi mio confessore. Pativo una profonda crisi di certezza, essendo stato avvelenato dallo scetticismo soggettivista cartesiano, dall’esistenzialismo ateo e dallo storicismo crociano.

Soprattutto l’incontro con Cartesio al liceo provocò in me un angoscioso dubbio circa la veridicità dell’esperienza sensibile, e quindi l’esistenza e la verità della stessa realtà esterna così come si presentava al mio intelletto, un dubbio atroce, che in precedenza non mi era mai venuto in mente: le nostre percezioni sensibili corrispondono a cose esterne fuori di noi? 

Come esserne certi? Cartesio  provoca artificialmente il dubbio, ma in realtà non lo risolve affatto col suo famoso cogito, il quale è piuttosto un’innaturale e forzata contorsione del pensiero su se stesso[2]. In fondo la gnoseologia e la metafisica cartesiana non sono che una ripresa e dell’antica sofistica greca: l’essere è ciò che appare a me e ciò mi fa comodo, perché così faccio quel che mi pare, senza dover render conto a nessuno.

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Pala del Guercino (Basilica San Domenico di Bologna) - S.Tommaso d'Acquino
Immagine da internet

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