24 ottobre, 2020

Il buonismo di Rahner e l’Enciclica del Papa

 Il buonismo di Rahner e l’Enciclica del Papa

Conoscendo bene il rahnerismo da alcuni decenni, immagino che difficilmente si troverà un rahneriano a fare l’elogio dell’Enciclica del Papa Fratelli tutti. Forse non tutti i rahneriani converranno in questa mia opinione, perché Rahner passa per essere il più famoso sostenitore di una concezione della misericordia e della grazia divina, per le quali tutti gli uomini sono in grazia di Dio e si salvano. Uno potrebbe anche dire: troppa grazia Sant’Antonio! Ma come? Chi è in grazia esercita la carità fraterna; e dunque, altro che fratellanza! Qui abbiamo tutti santi!

Eppure, se ci addentriamo nel pensiero di Rahner, come sto facendo io dal 1984[1], ci accorgeremo che tutta questa stima che Rahner sembra avere della bontà del prossimo e della larghezza della divina misericordia verso tutti, si accompagna ad un concetto relativista della natura umana, della ragione, della legge naturale e del libero arbitrio; lascia del tutto intatte le ingiustizie sociali, giacché il prepotente, credendosi perdonato, non smette dalla sua prepotenza, mentre l’esaltazione esagerata del singolo, il cui pensare si identifica con l’essere e la cui libertà pareggia quella divina, è accompagnata da una totale insensibilità per le sue responsabilità sociali e per il bene comune: tutte storture ben lontane da quello spirito di fraternità che Papa Francesco per le 98 pagine della sua Enciclica si sforza di promuovere ed illustrare.

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Papa Francesco ha preso parte al 34.mo incontro internazionale della Comunità di Sant’Egidio nello Spirito d’Assisi che quest’anno, a causa della pandemia, si è svolto a Roma sul colle del Campidoglio, il pomeriggio del 20 ottobre, in un’unica sessione pomeridiana. L’evento, intitolato “Nessuno si salva da solo. Pace e Fraternità”. 

Immagine da internet

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