Le opinioni del
Papa
Prima parte
I.
Le interviste giornalistiche non fanno magistero
È cosa evidente e comprensibile che ad un
Papa, trattando in maniera improvvisata, soprattutto con privati e non con
autorità ecclesiastiche o coram populo
Dei di argomenti che toccano la fede o i costumi, sia lecito parlare a
ruota libera, esprimendo sue private opinioni o sentimenti del momento o
particolari influssi culturali orecchiati e quindi non fruendo del munus dottrinale petrino, ossia di
quella infallibilità della quale fa uso quando come Successore di Pietro
intende, nel suo magistero ordinario, insegnare pubblicamente alla Chiesa
universale la dottrina della fede.
Chi dunque registra e diffonde le parole del
Papa, anche se lo fa col consenso del Papa, ma lo fa solo come persona privata,
per quanto possa essere un famoso giornalista accreditato in Vaticano, quindi senza
mandato pontificio o autorità apostolica, come potrebbe averla un Vescovo o un
Cardinale, rappresentante ufficiale del Papa, soprattutto se della Santa Sede,
lo fa evidentemente senza autorità apostolica, ma solo come persona privata,
per quanto si sforzi di riferire fedelmente ciò che ha detto il Papa. Ma la
firma di quel che dice è solo la sua, non è quella del Papa o di un suo rappresentane
o incaricato ufficiale.
Quindi
anche il nome «Francesco», che Tornielli ha messo in alto nella copertina del
suo libro, come se il Papa fosse l’autore del libro, è fuorviante. L’autore non
è il Papa; l’autore è Tornelli. Non rischiamo di mettere Tornielli tra i
documenti pontifici. È vero che sotto, in piccolo, si dice: «una conversazione con
Andrea Tornielli». Ma questo doveva apparire in grande come titolo del libro e,
se si fosse stati chiari, il libro avrebbe dovuto intitolarsi così: «Il Papa parla
con Andrea Tornielli», oppure: «Il Papa secondo Tornielli».
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