07 ottobre, 2022

La razionalità nella conduzione della guerra

 La razionalità nella conduzione della guerra
 

Con decisioni prudenti si fa la guerra

Pr 24,6

Deprecabilità ed inevitabilità della guerra

Il fenomeno della guerra è indubbiamente un’impressionante, ricorrente e tragica manifestazione di irrazionalità, scatenamento di passioni incontrollate, crudeltà, soprattutto la superbia di chi, divinizzando se stesso, e privo di timor di Dio, crede che tutto dipenda da lui e sia a suo servizio; da cui l’imposizione delle proprie idee come fossero la verità assoluta, l’inganno e la frode per assoggettare il prossimo ai suoi fini perversi, una volontà di potenza, che lo porta a voler dominare, umiliare, rapinare, sfruttare e schiacciare il prossimo, l’ira scatenata, espressione dell’odio assetato di sangue, l’avarizia, la sete di impossessarsi dei beni altrui.

La guerra è una delle conseguenze più macroscopiche, allucinanti, odiose e mortifere del peccato originale, che ha diviso quell’umanità, uomo e donna, che avrebbe dovuto e potuto essere unita, ha posto ostilità dell’uomo contro Dio, ha posto per conseguenza ostilità e divisione fra uomo e donna, fra spirito e carne, tra anima e corpo, tra persona e persona, tra fratello e fratello, tra padre e figlio, tra razza e razza, tra stirpe e stirpe, tra popolo e popolo, tra nazione e nazione, tra uomo e natura. 

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Bisogna dire che il fenomeno della guerra, soprattutto in questo caso della guerra in Ucraina, ha sempre radici e motivazioni profonde nell’animo umano.

Un conto è che un credente sia convinto in buona fede che Dio la vuole, un conto che un ateo combatta in nome del Partito o per fanatismo o in nome di un’ideologia totalitaria, come sono l’idealismo o il marxismo.

In questo tumulto di passioni, in questo irrompere di violenza fisica e verbale si fatica a sapere qual è la verità o a chi credere, in questo apparire di terrificanti sinistri bagliori ci sentiamo smarriti e impotenti.

Tra tutte le voci tuttavia ne sento una emergere, pur con tutto il carico della fragilità umana: quella di Papa Francesco. L’altra voce, me lo si lasci dire, voce attesa, voce discussa e discutibile, voce debole ma voce dello spirito, voce religiosa, voce che ha alle spalle il millennio del cristianesimo russo, è quella del Patriarca Cirillo. 

Immagini da Internet 

2 commenti:

  1. Dopo millenni di storia sembra impossibile affermare che la guerra è una obbrobriosità, un peccato che grida vendetta al cospetto di Dio. Dio non potrà giammai accettare la guerra, sia di difesa e sia di offesa. Infatti, il 5° comandamento dice: "«La vita umana è sacra perché, fin dal suo inizio, comporta l’azione creatrice di Dio e rimane per sempre in una relazione speciale con il Creatore, suo unico fine […]. Nessuno, in nessuna circostanza, può rivendicare a sé il diritto di distruggere direttamente un essere umano innocente» ( Catechismo , 2258)". Non c'è nessuna giustificazione per chi ammazza, soprattutto se persone sante e innocenti. Non so cosa dice Kirill, quando afferma nel giorno di 70° compleanno di Putin: "Dio ti ha dato potere". Dio non ha dato potere di vita e di morte a nessuno, meno che mai agli alti prelati, politicamente abbagliati.

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    1. Caro Giuseppe,
      il V Comandamento, come risulta dal testo da lei citato, non proibisce l’uccisione in modo assoluto, ma solo l’uccisione dell’innocente, giacché in alcuni casi non c’è altro modo di difendersi da un nemico che attenta alla nostra vita o alla salvezza della Patria, che sopprimerlo. È una triste necessità, ma è una necessità richiesta dalla salvezza della vita del singolo o della società, che ha diritto a sussistere e ad essere difesa.
      Purtroppo, a seguito del peccato originale, la guerra è entrata del mondo con tanti altri guai: la sofferenza, il peccato, la morte, la schiavitù delle passioni e di satana, la tendenza a peccare, la discordia tra gli uomini, l’ostilità da parte della natura.
      Tuttavia la grazia di Cristo, nel corso della storia, consente gradualmente di recuperare quella pace nel singolo e nella società che corrisponde alla volontà originaria del Creatore e che potrà essere ritrovata in una forma superiore nel Regno dei cieli, sotto la signoria di Gesù Cristo.
      Per quanto riguarda Cirillo, in quanto pastore di anime, certamente non intende conferire a Putin diritto di vita e di morte. E tuttavia bisogna ammettere che, secondo la tradizione cesaropapista bizantina, egli lascia al capo dello Stato un primato nella protezione della Chiesa, che però spesso comporta una forma di timidezza nel denunciare le ingiustizie del potere.
      La frase di Cirillo può anche essere intesa come un richiamo, nel senso che il potere che ha Putin gli deriva da Dio, al Quale dovrà rendere conto.

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