13 agosto, 2022

La conoscenza dello spirito - Terza Parte (3/3)

 La conoscenza dello spirito

Terza Parte (3/3)

Le vie per arrivare alla conoscenza dello spirito

Lo spirituale non è solo l’immateriale. Non può essere definito solo per negazione. Abbiamo bisogno di guardarlo in faccia; altrimenti, come la sua conoscenza potrebbe essere la nostra gioia e la nostra felicità? La visione delle cose materiali congiunta con l’affermazione che quelle spirituali non sono quelle cose materiali che vediamo, basta a farci conoscere lo spirito? Se dico che un elefante non è un leone, avendo visto l’elefante e non avendo mai visto il leone, posso sapere che cosa è il leone?

Ci chiediamo allora: come fa Platone, che pure era pagano, a vedere le cose dello spirito, vedere le idee? Che cosa sono le Idee? Che operazione ha compiuto? Che cosa è nella Bibbia, libro dello spirito, che attira l’interesse dell’umanità da millenni? Come fa il cristiano a gioire di quelle che San Paolo chiama «le cose di lassù»? Che cosa vede?

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/la-conoscenza-dello-spirito-terza-parte.html

 

Come guardare in faccia lo spirito? Come porlo davanti agli occhi della nostra mente? Un atto molto semplice è quello della riflessione sugli atti del nostro spirito: il pensare, il concepire, il giudicare, lo stesso riflettere, il ragionare, l’intuire, il contemplare, il ricordare, il volere, il desiderare, lo sperare, l’amare, il temere, il calcolare, il misurare.

Se riflettiamo su questi stati e questi atti, ci troviamo subito nel mondo dell’immateriale, del sovrasensibile, del sovratemporale e sovraspaziale, nel mondo dello spirito, dove tacciono i sensi e l’immaginazione e parla nel silenzio e nella solitudine il nostro spirito o ascoltiamo messaggi spirituali, parole interiori, emergenti dall’inconscio o dalla memoria o forse provenienti da qualche altro spirito o da Dio, o avvertiamo stimoli ed impulsi spirituali all’azione, all’amore o all’odio, alla speranza o al timore, alla pazienza o al coraggio, alla mitezza o alla severità, alla carità o alla giustizia o alla misericordia, al sacrificio, alla preghiera o all’adorazione.

Percepiamo qui lo spirituale non nel concetto ma per esperienza, certo non un’esperienza sensibile, ma interiore, non meno certa e chiara di quella esterna. E nel contempo ci accorgiamo e sperimentiamo di avere un’anima che forma tutti questi atti. Sono io che penso, che so, che voglio, che rifletto, che decido, che scelgo, che considero questi contenuti invisibili al senso ma non al mio intelletto, non alla mia coscienza. Eccomi immerso nel mondo dello spirito.

Immagini da Internet:
- Raffaello Sanzio, Madonna Sistina, Dettaglio
- Rosso Fiorentino, Putto che suona

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