La nuova esegesi del racconto del sacrificio di Abramo
Prima Parte (1/2)
Il nostro Lettore Bruno ci ha proposto nuove obiezioni circa la mia interpretazione del sacrificio di Abramo.
Cf. https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/il-dio-dellamore-non-puo-volere.html
Il punto di dissenso tra me e lui sembra essere il problema di quale metodo interpretativo far uso, piuttosto che una differenza di contenuti dottrinali significati del testo biblico.
La questione qui è l’uso degli antropomorfismi per parlare della natura e degli attributi divini. Questo tipo di linguaggio ha una sua indubbia utilità per chiunque, soprattutto per la gente semplice ed indotta. Nel contempo però la Scrittura insegna gli attributi propri della natura divina, comprensibili alla ragione filosofica, che elabora la teologia naturale.
Continua a leggere:
https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/la-nuova-esegesi-del-racconto-del.html
È secondo questa modalità espressiva che la Bibbia parla di un Dio che
si pente, ma da un punto di vista metafisico ciò non ha nessun senso, perché
Dio, Bontà infinita, non può pentirsi di nulla.
In realtà Dio ha il suo progetto di salvezza, che ha compreso anche vari momenti critici di questo tipo, ma che con Mosè giungerà a definirsi il Dio di Abramo, Isacco e Giacobbe.
Immagni da Internet:
- Anonimo del XVII secolo
- Marc Chagall
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