23 agosto, 2023

Trattato sugli Atti umani - P. Tomas Tyn - Lezione 3 (2/2)

 

  Trattato sugli Atti umani

P. Tomas Tyn

Lezione 3 (Parte 2/2)

P.Tomas Tyn, OP - Corso “Atti Umani” - AA.1986-1987 - Lezione n. 13 (A-B)

Bologna, 27 gennaio 1987 - Fine Ultimo n. 13 (A-B)

http://www.arpato.org/corso_attiumani.htm

Poi c’è il finis operis, che è il fine. Non che con la sua attrattiva costituisca l’operante, ma è il fine immediato di ciò che si fa. E’ il bene immanente all’opera stessa. Dopodiché c’è la circostanza che consiste nel fatto che uno agisca secondo una determinata intenzione del fine, il quale non è più considerato nella sua bontà obbiettiva, il fine dell’operante, ma è considerato come presente precisamente nell’intenzione dell’agente, cioè l’agente esce con l’azione con l’intenzione del fine.

Quindi c’è un duplice modo di considerare il fine. C’è il fine in sé, prima che l’agente se ne lasci attirare, per così dire.  Esso costituisce appunto il fondamento di questo lasciarsi attrarre. E poi c’è il fine, in quanto ha già attratto l’agente e l’agente agisce sottoposto a questa attrattiva. Sembra una sfumatura, ma è molto importante, perché altrimenti non si capisce perché il fine possa aiutarci con questi tre titoli ben distinti.

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/trattato-sugli-atti-umani-p-tomas-tyn_23.html

P. Tomas Tyn, OP

Immagine da Internet

Ovviamente la volontà si muove solo là dove l’intelletto pratico presenta una realtà come buona. Però può essere presentata come buona anche una realtà, che non lo è. È la scorciatoia del sillogismo del peccatore. Esemplifico con un argomento che riguarda i cibi.

Quando il medico prescrive: non devi mangiare molti dolci, eccetera. Ma uno si ferma, qui a Bologna, dove ci sono di quei negozietti, che veramente fanno venire l’acquolina alla bocca. 

 

Ebbene, se uno poi si lascia travolgere dalla passio, allora succede che effettivamente in tal caso il suo intelletto pratico gli presenta come buono, ciò che obbiettivamente buono non è, quando il medico dice: figliolo, proprio non giova alla tua salute.

Però è necessario, affinchè la volontà si muova, che l’oggetto le sia presentato come buono. Quindi si può dire che in genere la volontà tende al bene. Non però la volontà come facoltà. Ovviamente la volontà come facoltà sceglie tra il bene e il male. È chiaro. Ma è la volontà come atto di volontà, cioè il volere è sempre del bene.

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