28 dicembre, 2022

Che cosa è il realismo - Seconda Parte (2/4)

 Che cosa è il realismo

Seconda Parte (2/4) 

Caratteri dell’idealismo

Che cosa intende il Magistero della Chiesa quando condanna l’«idealismo»? Fino a Papa Francesco non ce lo aveva spiegato, supponendo che lo sapessimo già, data l’esistenza di ottime critiche tomiste all’idealismo, che si sono succedute soprattutto nel secolo scorso[1]. Invece l’attuale Pontefice ne dà una definizione tanto chiara quanto semplice e profonda: «il primato dell’idea sulla realtà». E lo definisce più diffusamente quando parla dello gnosticismo, benché non usi il termine «idealismo», facendo riferimento alla sua pretesa di essere un sapere che pareggia quello divino, e l’accusa di fare abuso del pensiero astratto con la conseguenza di trascurare l’attenzione alle esigenze concrete dell’amore del prossimo.   

L’idealista non è un rozzo sensista, materialista, positivista o empirista chiuso nei limiti della sensazione o dell’immaginazione. Non sembra a tutta prima essere quell’uomo carnale, del quale parla San Paolo, ma un uomo spirituale, forse un’asceta, comunque una mente elevatissima di altissima qualità, un genio o un gigante del pensiero, superiore a San Tommaso e a Cristo stesso col loro ingenuo realismo. 

Continua a leggere:

 https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/che-cosa-e-il-realismo-seconda-parte-24.html

Il pensiero umano per sua natura è orientato al reale e, se si pone per oggetto l’ideale, è perchè esso suppone che abbia relazione alla realtà. Anche quando il pensiero è nell’errore, il pensante crede pur sempre di essere nella verità, ossia nell’adeguazione al reale.

Anche quando mente vuol dare all’altro l’illusione di dire una verità, ossia qualcosa di aderente al reale. 

È nel dubitare che la mente è separata dalla realtà, ma per il semplice fatto che il dubitare non è un vero pensare, ma una semplice oscillazione del pensiero che non sa o non vuole decidere dove fermarsi.




La differenza dunque fra realista ed idealista non sta nel fatto che il primo contatta la realtà, mentre l’altro si chiude nelle sue idee, perché la mente di entrambi per natura è inclinata alla realtà. La differenza sta nel fatto che mentre il realista volontariamente acconsente al moto naturale del pensiero, l’idealista lo muove contro natura, lo contorce e lo distrae dalla sua naturale destinazione e lo ripiega forzatamente su stesso, sulla propria falsa idea.

Ma così facendo l’idealista scinde, sdoppia e mette il pensiero contro se stesso, perché obbligato a servire il reale, vorrebbe ad un tempo servire se stesso. Ma, come ci avverte Cristo, non possiamo servire a due padroni e il nostro parlare non può essere ad un tempo sì e no. Questo principio logico ed etico è espresso nel principio del cosiddetto «terzo escluso».

Immagini da Internet:
- Il pensatore, Giorgio De Chirico
- Aristotele, XVII secolo


Nessun commento:

Posta un commento

I commenti che mancano del dovuto rispetto verso la Chiesa e le persone, saranno rimossi.