17 marzo, 2024

L’avventura della metafisica - Parte Sesta (6/6)

 

L’avventura della metafisica

Parte Sesta (6/6) 

 

L’uomo-essere e l’essere-uomo

Con questa concezione della metafisica si può immaginare che cosa diventa la metafisica e che cosa diventa l’uomo: la metafisica si immiserisce e restringe, si chiude nei limiti della storia, del corruttibile e del contingente, e lo sguardo diventa incapace di riflettere, di penetrare, di approfondire, di distinguere, di unire, di intuire, di astrarre, di spaziare, di sintetizzare nell’ordine dell’essere,  nonchè di purificarsi ed elevarsi al mondo del puro spirito, e dell’orizzonte infinito dell’intelligenza, della conoscenza, della coscienza, della logica, dell’anima, degli angeli, della verità, della libertà, della vita, del sacro, del mistero, del divino, della trascendenza, dell’infinito, dell’assoluto, dell’eterno.

L’uomo, per Rahner, è «l’assoluta apertura all’essere in genere». Questa maniera metafisica di definire l’uomo è certamente suggestiva, perchè effettivamente l’uomo, come osserva anche San Tommaso, in quanto possiede un’anima spirituale, è un ente è «atto a convenire con ogni ente» (natum convenire cum omni ente).

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Fontanellato, 7 marzo 2024


Il concetto rahneriano di «apertura», desunto da Heidegger (Offenheit) è bello ed oggi usatissimo, ma ha un doppio senso: un conto è l’essere aperto nel senso di potersi aprire e un conto è l’essere effettivamente aperto.

L’uomo è essenzialmente aperto con l’intelligenza all’essere in quanto vero, ma non con la volontà. Sta a lui in tal senso, sta alla scelta di ciascuno di noi, aprirsi o chiudersi all’essere in quanto bene e Dio, sommo essere e sommo bene.

Quanto poi alla natura umana, è importante tener presente che, come sappiamo anche dal dogma cattolico, essa non è, come crede Rahner, una semplice possibilità astratta, un qualcosa di indeterminato e di indefinibile, un materiale informe che può assumere infinite forme, quante ognuno vuol imprimere in essa, no: la natura umana è un’entità ben precisa ed immutabile, creata da Dio, comune a tutti gli individui, base quindi dell’uguaglianza e fratellanza umane, entità sostanziale vivente, dotata di accidenti propri, composta di anima e corpo, corruttibile nel corpo, immortale nell’anima, composta di materia e forma, dualità di maschio e femmina, delimitata e definita quindi per genere e differenza, sì che l’agire umano deve lasciarsi regolare, moderare e misurare da ben precise leggi  poste da Dio stesso nella natura maschile e femminile, affinchè l’uomo possa raggiungere il fine per il quale è stato creato.

È in linea con questa prassi educativa secolare della Chiesa che Papa Francesco, nel solco delle indicazioni conciliari, ripropone il pensiero dell’Aquinate come stimolo di progresso e come soccorso ai bisogni intellettuali e spirituali del nostro tempo e come metodo critico per il vaglio delle proposte teoretiche che ci vengono dalla modernità.

Immagini da Internet: Karl Rahner, Papa Benedetto XVI e Papa Francesco

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