La dignità del peccatore
Seconda Parte (2/2)
La dinamica della superbia
Dobbiamo osservare inoltre che la molla fondamentale del peccato non è l’avarizia, non è la lussuria, non è l’ira. Non sono le passioni dell’appetito sensitivo, ma è la superbia, generatrice dei vizi spirituali: l’egoismo, l’egocentrismo, l’autodivinizzazione, la cecità e la sordità spirituali, la menzogna, la doppiezza, l’empietà, la presunzione, l’ipocrisia, l’eresia, l’orgoglio, l’ingiustizia, la prepotenza, la durezza di cuore, l’invidia, la gelosia, l’odio, la crudeltà, la discordia, l’accidia.
Ciò che spinge innanzitutto a peccare non è la tentazione della carne o la spinta delle passioni, non è uno stimolo che provenga dal corpo, dai beni materiali o dal sesso, ma è uno stimolo che proviene dall’intimo stesso della volontà, dal «cuore», come dice Cristo. Non è che la materia sia così cattiva da indurre a fare il male, ma la causa prima del male e del peccato è nella cattiva volontà della persona nella sua disobbedienza alla volontà di Dio, sia essa umana o angelica.
Con la superbia l’uomo ha travalicato il limite imposto dalla legge, ma questo atto di arroganza o di protervia fà sì che il limite per compensazione gli si rivolga contro, sicchè ciò che egli voleva negare ha a sua volta negato lui, e poiché l’uomo è andato oltre il lecito nel vivere, ha preteso una vita superiore che non gli spetta, la vita gli si è rivolta contro causandogli la morte. Per questo Cristo dice che Satana è menzognero perché ha ingannato l’uomo ed è omicida, perché illudendolo di poter fruire di una libertà infinita, gli ha causato la morte.
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La resurrezione dal peccato della quale parla San Paolo non significa che Dio ridia esistenza a una volontà che non esiste più, ma che, supponendo nel peccatore l’esistenza di un libero arbitrio indebolito, gli ridona mediante la grazia le sue forze naturali, così da essere capace di compiere sempre il bene e di evitare il peccato.
È questa la giustificazione del peccatore.
Il peccatore è una persona, sostanza spirituale-corporea dotata di intelletto e volontà.
In quanto persona, il peccatore possiede una dignità altissima che la rende simile a Dio per la potenza dell’intelletto e della volontà.
Lo spirito umano, benché finito nelle sue forze, spazia nell’infinito.
Per questo la tentazione a cui è soggetto da parte del demonio è quella di credersi infinito e uguale a Dio.
Se illuminato da Dio è capace di vedere Dio, quindi di essere intenzionalmente Dio, benché finitamente.
Mens capax Dei, come diceva Sant’Agostino.
Immagini da internet:
- Jacob Andries Beschey, La peccatrice
- Tintoretto, Tentazioni di Sant'Antonio Abate
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