02 settembre, 2019

La gelosia di Dio come appello alla conversione


La gelosia di Dio come appello alla conversione

Io, il Signore, sono il tuo Dio, un Dio geloso,
che punisce la colpa dei padri nei figli
fino alla terza e alla quarta generazione,
per coloro che mi odiano,
ma che dimostra il suo favore
                                                                       fino a mille generazioni,
per quelli che mi amano e osservano i miei comandi.
Es 20, 5

Che cosa la Scrittura intende per “gelosia divina”

La Scrittura, come è noto, ci parla di Dio e del suo agire in termini spesso antropomorfici, materiali e metaforici, come per esempio quando parla di “ira” (passim), di “compassione” (Dt 32, 36 e altri), di “essere offeso” (Ne 9,26 e altri), “essere placato” (I Sam 3,12), di “pentimento” (Gen 6,6), di “redenzione”[1] (passim) e via discorrendo, come se Dio avesse delle passioni[2] o delle imperfezioni come noi.
Per non fraintendere che cosa vogliono dire queste immagini e non cadere in un concetto falso e idolatrico di Dio, questi concetti impropri, anche se rappresentativamente efficaci, devono essere illuminati e nobilitati dai concetti spirituali, metafisici o trascendentali, ai quali fanno riferimento e spiegati alla luce di questi concetti.
Il concetto di “gelosia” è uno di questi. Vediamo innanzitutto che cosa è in generale, la gelosia. Essa è quel moto dell’animo, per il quale il geloso custodisce con premura la persona amata e si oppone a che essa, della quale è geloso, abbia rapporti con altre persone, dalle quali può correre pericolo o con le quali possa comportarsi male. Nel caso dell’amore fra uomo e donna, il geloso considera il partner come sua esclusiva proprietà, per cui non tollera che possa avere con altri dei rapporti d’amore simili o superiori a quelli che intrattiene con lui.
La persona amata dal geloso è preferita ad altre. L’immagine della gelosia si adatta quindi in modo speciale ai rapporti di Dio con Israele, popolo prescelto e prediletto da Dio come popolo profetico, sacerdotale e messianico, incaricato di portare la salvezza a tutti i popoli.
La gelosia spinge il geloso a contrastare ciò che o colui che disturba la sua unione con la persona amata, come osserva S.Tommaso: “La gelosia (zelus) proviene dall’intensità dell’amore. E’ chiaro infatti che quanto più intensamente una virtù tende a qualcosa, con tanta maggior forza respinge tutto ciò che è contrario o contrastante”[3].




[1] Da notare che in ebraico colui che noi chiamiamo “redentore”, si dice goèl, che vuol dire “vendicatore”.
[2] Summa Theologiae, I, q.21, a.1; q.20, a.1, 1m; similmente, si può parlare anche di sofferenza in Dio in senso metaforico: cf il mio articolo Il mistero dell’impassibilità divina, in Divinitas, fasc,II, apr.1995, pp.111-167, in particolare pp.154-159.
[3] Sum.Theol.,I-II, q.28,a.4.

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