13 febbraio, 2025

San Paolo VI e Rahner - Un duello a distanza per la guida della Chiesa - Prima Parte (1/3)

 

San Paolo VI e Rahner

Un duello a distanza per la guida della Chiesa

Prima Parte (1/3)

Ammonisci, rimprovera, esorta

con ogni magnanimità e dottrina

II Tm 4,2

Perché San Giovanni XXIII ha voluto il Concilio

Per capire la situazione della Chiesa di oggi nei suoi problemi e nei suoi valori, nelle sue sofferenze e nei suoi successi, per liberarla dai suoi mali e offrirle prospettive luminose, ci è di grande utilità riandare a quel periodo dei primi anni del postconcilio che sono stati decisivi per la determinazione degli anni presenti.

Al riguardo, ritengo che per comprendere il significato di quegli anni, sia necessario chiarire, per quanto possibile, il rapporto fra un Santo Pontefice e un grande teologo, uomo astuto, geniale e potentissimo quale fu Karl Rahner, dalla produzione teologica quantitativamente prodigiosa, tanto che difficilmente si comprende – a parte le sue capacità e metodo di lavoro straordinari -  come possa aver prodotto tanto in uno spazio di anni non certo breve, ma neppure particolarmente lungo, senza fortissime facilitazioni e senza fortissimi aiuti, che non sono del tutto chiari. E per far questo conviene iniziare facendo un passo indietro nel tempo col ricordare quali furono gli intenti di un altro santo Pontefice, Giovanni XXIII nell’indire il Concilio e quale l’atteggiamento del Santo Pontefice nei confronti di Rahner.

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https://padrecavalcoli.blogspot.com/p/san-paolo-vi-e-rahner-un-duello.html



Il grande errore dell’età moderna denunciato da Concilio è stato l’ateismo materialista. Tuttavia il Concilio non ha pensato di denunciare l’altra pericolosissima insidia, esattamente corrispettiva a quella dell’ateismo, che è l’idealismo panteista. Ha tenuto presente Marx, ma non ha considerato Hegel. Per cui non ci ha mostrato che ateismo e panteismo si corrispondono esattamente, sono le due facce della stessa medaglia.

Ora l’insidia fondamentale del rahnerismo sta proprio qui, che Rahner, volendo dare ad intendere di aver capito lui, al di là dei tomisti, qual è il vero concetto tomista dell’essere, falsifica il suo pensiero presentando Tommaso come fosse un hegeliano, quando, se c’è un campione del realismo, questo è proprio Tommaso. Il colpo di mano di Rahner è dunque formidabile e di una sfrontatezza incredibile.

 

In realtà il disprezzo o rifiuto della teologia scolastica è un atteggiamento che risale al Rinascimento e a Lutero, per esprimere l’ostilità o il rifiuto della teologia tomista in nome di una teologia basata solo sulla terminologia biblica, soprattutto ebraica, senza tener conto del fatto che se il vocabolario ebraico è più povero di quello greco, i termini ebraici sono carichi di molte virtualità semantiche, che alla fine dicono anche di più di quello che dice il greco o il latino. Per esempio, barà in ebraico significa fare e creare, mentre la lingua greca che pure ha ktizein e poiein, non ha un termine specifico per significare creare. Così pure dabar, parola, è in greco rema, ma è anche concetto, nòesis, ragione, logos, opera, pragma, praxis.

Con tutto ciò i Padri conciliari del nord Europa fecero bene a spingere i Padri conservatori a realizzare i voti di San Giovanni XXIII e di San Paolo VI che si usasse un linguaggio non scolastico o didascalico, come da lezione di scuola e neppure giuridico da legge positiva, ma biblico, patristico, omiletico o, come si diceva kerigmatico o pastorale.

Immagini da Internet:
- L’incipit del libro della Genesi, e con esso della Bibbia
- Parashat Bereshit. La creazione è un fondamento della fede ebraica

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