27 febbraio, 2020

Come comportarsi nelle calamità collettive

Come comportarsi nelle calamità collettive
 
Vi castiga per le vostre ingiustizie,
ma avrà misericordia per tutti voi
Tb 13,5
 
Una natura buona o cattiva?
 
I cristiani, sin dai primi tempi del cristianesimo, proseguendo una tradizione già praticata dal popolo ebraico con l’aiuto dei profeti, hanno sempre mostrato al mondo e all’umanità smarrita dalla sventura o indignata o inebetita per le disgrazie patite o sviata dal peccato, la luce preziosa e il conforto consolante che viene dalla loro fede, anche se su questi punti tanto delicati della vicenda umana la Parola di Dio dev’essere rettamente interpretata per non scandalizzare e causare effetti controproducenti.
Tra le molte sventure che colpiscono l’umanità in questo mondo, oltre a quelle causate dalla malvagità o dalla fragilità o dall’imperizia o dall’insipienza umana, delle quali possiamo comprendere le ragioni o le cause, che in linea di principio si possono evitare o togliere, alle quali in certo modo possiamo rimediare e dalle quali spesso possiamo difenderci, giacché si tratta di cose in nostro potere,  esiste un altro genere di sventure indipendenti da noi e ben più gravi, distruttive, spaventose, imprevedibili, incontrollabili, invincibili ed irreparabili, nonostante le più raffinate misure e cautele che possiamo adottare per difendercene o per impedirle. E queste sono i danni che ci vengono dalle forze della natura. 
 
Noi siamo abituati ad ammirare e a cantare le bellezze e le meraviglie della natura, ad essere grati ad essa per il nutrimento e la protezione che ci dà, per l’utilità dei suoi prodotti e dei suoi frutti, per i benefìci del clima e dell’ambiente, per le risorse del sottosuolo, della terra, dei mari, dei monti, dei fiumi e dell’atmosfera, per i materiali che offre per la nostra arte e per la medicina, per le energie che possiamo usare per la nostra tecnologia. 
 
Ma nessuno può negare che la «madre» natura, insieme a questi benefìci impagabili che ci garantiscono non solo il nostro benessere, ma la nostra stessa esistenza, ci riserva,  poi, a volte, quando meno ce l’aspettiamo, un volto truce e terribile, diremmo crudele, una spaventosa e distruttiva ostilità, una totale indifferenza alla nostra sofferenza, come se a lei noi non interessassimo per niente, cose tutte che ci spingono a formulare alcune angosciate domande: come mai? Perché questo bizzarro alternarsi di bontà e cattiveria? 

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