16 aprile, 2023

Il mistero dell’essere in Karl Rahner - Mistero dell’essere e mistero di Dio - Terza Parte (3/4)

 

Il mistero dell’essere in Karl Rahner

Mistero dell’essere e mistero di Dio

 
Terza Parte (3/4)

Trasparenza e misteriosità dell’essere in Rahner

Il sistema rahneriano, come quello di Hegel, risolve la totalità dell’essere nell’autocoscienza dello spirito. Tutto si risolve nel mistero dell’essere come spirito cosciente di sé, che comincia da sé (cogito cartesiano), esce da sé in quanto finito luminoso («categoriale») e torna a sé come mistero oscuro («trascendentale»). Ma il mistero dell’essere viene ad essere ad un tempo il mistero dell’io e il mistero di Dio. 

 Una nozione fondamentale del sistema rahneriano, fonte di tremendi equivoci, che lo minano alla sua base, è quello di «trascendenza», che egli non chiarisce mai sufficientemente, dando adito a due possibili interpretazioni, sulle quali egli gioca continuamente, per dar luogo al realismo e all’idealismo. Il verbo trascendere viene dal latino transcendo, che vuol dire oltrepassare, andar oltre verso l’alto, passare salendo, superare. Rahner poi lo usa in senso riflessivo, come autotrascendenza. 

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Una nozione fondamentale del sistema rahneriano, fonte di tremendi equivoci, che lo minano alla sua base, è quello di «trascendenza», che egli non chiarisce mai sufficientemente, dando adito a due possibili interpretazioni, sulle quali egli gioca continuamente, per dar luogo al realismo e all’idealismo. Il verbo trascendere viene dal latino transcendo, che vuol dire oltrepassare, andar oltre verso l’alto, passare salendo, superare. Rahner poi lo usa in senso riflessivo, come autotrascendenza.

È il senso già usato da Sant’Agostino nel suo famoso transcende teipsum. In Agostino il significato è chiaro: egli si riferisce allo sguardo della nostra ragione, la quale, trovando se stessa mancante di fondamento, per trovare questo fondamento, deve salire oltre se stessa e raggiungere così quella luce infinita, che è Dio. È in altre parole lo stesso ragionamento che farà San Tommaso nel mostrare come la ragione, partendo dalla considerazione della contingenza delle cose, si eleva alla conoscenza dell’esistenza di Dio applicando il principio di causalità.


Rahner, invece, che confonde l’essere col pensare, intende l’autotrascendenza agostiniana, che è solo gnoseologica, in un senso ontologico, come se io per il fatto che mi elevo col pensiero e col mio desiderio a Dio, elevassi il mio stesso essere a Lui, cioè potessi sollevare, accrescere o aumentare il mio essere sino a diventare Lui, cosa semplicemente assurda, perché io non posso innalzarmi al di sopra del mio essere, se non è la causa stessa del mio essere che mi innalza.

Posso, invece, e questa è la meraviglia del pensiero umano, ampliare ed elevare il mio pensiero a pensare all’ente infinito, benché la capacità del mio pensiero, essendo un pensiero non autofondato, sia finita.

Immagini da Internet: mosaici Basilica San Marco, Venezia

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