24 aprile, 2023

Considerazioni sulla questione della sofferenza - Seconda Parte (2/3)

 Considerazioni sulla questione della sofferenza

Seconda Parte (2/3)

Il male

È evidente che la sofferenza è un male. Per capire allora a fondo che cosa è la sofferenza, bisogna che comprendiamo il significato della categoria generica nella quale essa rientra, ossia che cosa è il male.

Il male in generale è la privazione del bene dovuto ad un soggetto di vita psichica o spirituale. L’agente che causa il male è la volontà della persona, uomo o angelo. L’intelletto concepisce un’intenzione maligna e la volontà la manda in esecuzione. L’intenzione maligna è causa del peccato, quando il soggetto sa qual è il vero bene e ciononostante decide arbitrariamente e irragionevolmente esser bene per lui un atto contrario al vero bene. 

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Il male non esiste senza il bene, perché il bene, che può essere sostanza o accidente, è il soggetto del male. Il male, infatti, non può essere soggetto, perchè appartiene al non-essere.

Il male non è un accidente della sostanza, perché è privazione di essere, ma è un qualcosa di accidentale; il male esiste accidentalmente, non di per sé.   

Il male è certamente connesso con la corruzione dell’ente, nella sua sostanza e nei suoi accidenti. Tuttavia questo fenomeno non è ancora formalmente il male. Si tratta di un processo fisico del tutto normale, che esprime l’ordine e la bellezza dell’universo. Perché ci sia il male in quanto percepito non basta la corruzione, ma occorre che l’agente e il paziente siano soggetti animati almeno da anima sensitiva. 

Se poi per male intendiamo il male di colpa, non basta neppure il semplice animale, ma occorre l’agente spirituale, angelo o uomo, la cui azione è consapevole e responsabile. Per questo, non diciamo che il leone fa male ad uccidere la gazzella. Invece diciamo che fa male il marito ad uccidere la moglie, perchè va contro alla legge morale naturale.

La distruzione nell’ambito della natura e dell’universo fisico è un semplice fenomeno di trasformazione e di evoluzione della materia cosmica. Solo per metafora possiamo parlare della «morte» di una stella. La morte vera e propria è la perdita dell’anima e la stella non ha nessun’anima, a meno che non vogliamo tornare all’astronomia aristotelica o babilonese, che credeva che gli astri fossero degli dèi.

Immagini da Internet:
- Ligabue
- Van Gogh

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