San Paolo VI e Rahner
Un duello a distanza per la guida della Chiesa
Terza Parte (3/3)
Le nuove dottrine del Concilio sono da accogliere,
ma la sua pastorale può essere discussa.
Benedetto XVI ha avuto il merito di chiarire che il Concilio, anche se non ha definito nuovi dogmi, non è stato solo pastorale, ma anche dottrinale, facendo presente ai lefevriani l’obbligo di assumere le nuove dottrine e non considerarle moderniste o rahneriane. Tuttavia riconobbe che la parte pastorale può essere discussa, senza precisare in che senso.
Ma dall’esame complessivo del pontificato di Benedetto si ricava la motivata convinzione che egli, nel campo della liturgia come in quello della morale e della teologia, abbia voluto inserire la novità e l’innegabile progresso attuato dal Concolio Vaticano II nel quadro della sostanziale continuità e quindi immutabilità del dogma cattolico, secondo un orientamento agostiniano e patristico piuttosto che tomista.
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È evidente in Benedetto la volontà di un recupero della teologia sistematica e quindi della metafisica, sempre basata sulla moderna esegesi storico-critica a rimedio del modernismo del postconcilio e, benché egli indubbiamente avesse strettamente collaborato con Rahner nei lavori del Concilio, appena si accorse della svolta filohegeliana di Rahner mascherata da tomismo, prese nettamente le distanze da Rahner accusandolo di idealismo panteista.
Se c’è stato un teologo al Concilio che sia stato progressista, collaboratore di Rahner, questi è proprio Ratzinger. Tanto più credibile ed autorevole è stato quindi il richiamo che egli ci ha fatto da Papa alla continuità e alla tradizione, senza per questo sottovalutare le conquiste innovatrici del Concilio. Nel contempo è interessantissimo il suo rifiuto della visione rahneriana del progresso, per niente conforme alla concezione cattolica e tomista ed invece influenzata da quella hegeliana, basata sulla rottura e la contraddizione.
Valendomi del permesso che ci ha dato Benedetto XVI di mettere in discussione certi aspetti della pastorale conciliare, offro adesso ai lettori alcune proposte che ritengo atte a correggere la tendenza buonista e permissivista, chiari riflessi del liberismo e relativismo morale di Rahner, precisando naturalmente che non si tratta affatto di ritornare alla situazione precedente al Concilio, come alcuni passatisti vorrebbero, perché infatti le conquiste fatte dal Concilio vanno assolutamente mantenute ed anzi migliorate e rafforzate, ma si tratta di recuperare alcuni valori cristiani che nel fervore dell’azione innovatrice i Padri del Concilio hanno tralasciato. Ne faccio un elenco.
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