Le radici ideologiche del genderismo
Terza Parte (3/4)
Le radici freudiane del genderismo
Il genderismo ha chiare radici freudiane. Il principio attivo del genderismo è il freudiano principio del piacere: non importa che sia eterosessuale; può essere anche omosessuale. Freud indubbiamente non si è occupato in modo speciale dell’omosessualità; tuttavia, stante la sua concezione dell’uomo come soggetto assoluto che pone se stesso, Freud non concepisce l’esser uomo e l’esser donna come dati naturali voluti da Dio, ma semplicemente come effetto della volontà umana.
Per questo, egli non ha nessuna preclusione alla prospettiva omosessuale di un orientamento sessuale di un sesso non verso il sesso opposto, ma verso un altro individuo dello stesso sesso, giacchè, come l’uomo è libero di scegliere l’altro sesso, altrettanto è libero di scegliere lo stesso sesso. L’uomo non deve render conto a nessun Dio, perché, secondo Freud, Dio non esiste.
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Potremmo chiederci come può l’antropologia freudiana, schiettamente materialista, trarre origine da antropologie spiritualistiche, come furono, in fondo, quella di Lutero e di Cartesio?
La risposta è che lo spiritualismo luterano e cartesiano hanno già nel loro modo d’essere un principio materialistico: Cartesio per la possibilità di confondere il corpo pensato col corpo; Lutero per la possibilità di confondere il credere col sentire.
Le radici prime del genderismo vanno dunque rintracciate nella gnoseologia idealista dell’io che pone se stesso e nella concezione luterana dell’io come io abitato da un Dio che esiste per l’io.
In Cartesio il pensante non incontra una cosa in sé fuori dal soggetto e indipendente dal soggetto, ma pone col suo stesso pensare il suo essere di pensante.
Immagini da Internet:
- Sigmund Freud
- Gustave Caillebotte, Giovane uomo alla finestra
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