22 giugno, 2021

Due proposte di miglioramento della missione domenicana - Seconda Parte (2/3)

Due proposte di miglioramento della missione domenicana

Seconda Parte (2/3)

Due rischi per il Domenicano: superbia ed accidia

Sono convinto che i due tarli o veleni che possono far decadere, infiacchire, indebolire, falsare e al limite distruggere la virtù domenicana sono soprattutto due: la superbia e l’accidia. Perché proprio questi vizi? Perché il vizio è il contrario della virtù che esso o falsifica o corrompe.

Quali sono le principali virtù domenicane? L’umiltà, che è il fondamento dell’amore alla verità.  Infatti umiltà vuol dire obbedienza e la conoscenza della verità è, secondo la famosa definizione di S.Tommaso, l’adaequatio intellectus et rei: l’obbedienza dell’intelletto alla realtà. È l’accoglienza intellettuale e l’apertura dell’intelletto alla realtà. 

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Altro grave rischio oggi per il Domenicano è quello dell’accidia, ossia della mancanza di comprensione, gusto ed interesse per i valori del sacro e dello spirito. 

Si è cercato di estinguere lo spirito battagliero del passato, caduto indubbiamente in eccessi, con una mitezza e moderazione che hanno certamente del buono, ma che spesso sono la mitezza di chi non vuole avere noie e vuole evitare di prendere posizione, combattere e soffrire per la verità.

Lo spirito dei Domenicani di tal fatta ha perduto il vigore e le convinzioni delle origini, si è intorpidito, si è impigrito, si è «inselvatichito», direbbe Santa Caterina da Siena, rischia quel «vaneggiare», che già temeva Dante, quando il Domenicano non «s’impingua», ossia non attinge più alle sorgenti perenni della spiritualità domenicana, che si riassume nello spirito del Fondatore; così si è adagiato nella quotidianità e non riesce più ad elevarsi al di sopra della terra per dimorare tra «le cose di lassù, dove si trova Cristo alla destra di Dio» (Col 3,1). 


Immagini da internet:
- Dante, Divina Commedia
- Paris, Bibliothèque Nationale de France, Par. lat. 10484, f. 272r. Il sogno di papa Innocenzo III, dal Breviarium ad usum fratrum predicatorum (Bréviaire de Belleville), v. II.

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