18 gennaio, 2021

La salvezza è gratuita, ma occorrono anche i meriti

  La salvezza è gratuita, ma occorrono anche i meriti

Come risolvere questa antinomia?

Oggi spesso s’insiste sulla gratuità della salvezza, ma non si parla più dei meriti.  Il paradiso, si dice, non può essere meritato, perché è un dono della grazia, che Dio fa a tutti. Ora è chiaro che il meritare non comporta un ricevere, ma un acquistare; chi merita non accoglie un favore, ma esige per giustizia.

Inoltre il meritare si oppone allo stato di chi riceve grazia. Questo non suppone alcuna opera; il merito, invece, è effetto della pratica dei divini comandamenti, della legge morale, del compimento delle opere buone. Dunque, sembra che se i meriti non occorrono per salvarsi, non occorre che ci sforziamo a compiere delle opere e a mettere in pratica delle leggi. Alcuni vanno più in là e dubitano dell’esistenza stessa di leggi morali universali, oggettive ed immutabili.

Ora, nella Sacra Scrittura esiste sia una dottrina della grazia che una dottrina del merito. Come metterle d’accordo? Lutero pensò che occorresse abbandonare la dottrina del merito, per tenere solo quella della grazia. È il famoso sola gratia di Lutero. Ma il Concilio di Trento lo rimproverò di questa falsa soluzione e ribadì la dottrina del merito insieme con quella della grazia. L’esigenza di evitare la contraddizione è un’esigenza basilare ed irrinunciabile del pensiero. Ma appunto per questo, se ci pare di trovare delle contraddizioni nella Scrittura, è impensabile che in esse Dio si contraddica. 

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Ora è fuori dubbio che la salvezza è dono gratuito della grazia. Ma come si deve intendere questo dogma fondamentale del cristianesimo? Lo si deve intendere in modo da salvare il libero arbitrio, la necessità delle opere buone e quindi il merito, verità di fede insegnate dal Concilio di Trento, oltre che dalla stessa Sacra Scrittura.
 
 
Illustrazione della parabola dei talenti in una Bibbia dei primi del ‘900


Immagine da internet


 
 

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